Or intreccio legami ora si sciolgono, si dileguano quasi non fossero mai stati. Come il tramontare d'un sole mai sorto. Di profondi non ne ho conosciuti, mai m'hanno avvinghiata in una stretta poderosa ma rassicurante. Mi pare d'esser nata sola a questo mondo. Nessuno che sorrida quand'io lo faccio, che si intenerisca assieme a me dinanzi ad un germoglio, prepotenza d'una vita nuova, brulicante. Nessuna fronte che si corrughi quando anch'io sono indisposta, né gote arrossate da ciò ch'ha imbarazzato me per prima. Nessuna complicità, nessuno sguardo d'intesa di quelli eloquenti, che dicendo nulla par d'aver disvelato tutto. Mi sento estranea nella vita dell'altro, indiscreta. Non mani amorevoli cui abbandonarsi, non carezzevoli gesti, non cura silenziosa ma torrente in piena che sfugge, foglie caduche strappate dal vento, straziate dal caso. Delusione bruciante di legami svaniti ma impressi sulla pelle tanto che l'han macchiata a vita. Segno indelebile del non sapersi abbandonare all'altro. Ma or dico: che mi custodisca o mi strazi, che perlomeno mi faccia sentir viva che non lo sono.
Aug. 20, 2021, 1:15 p.m. 0 Report Embed 0E ti sento sempre più distante,
e più sfuggi la mia presa più m'allontano. Non soltanto dall'ombra di te che nella dipartita sfuma ma dalla mia stessa persona che, privata dell'alterità, a poco a poco, si dilegua.
Confondo me stessa col mondo, il mondo con me stessa e, dolce, svanisco. Distinzione non c'è tra quanto mi attornia e ciò che, febbrile, pulsa nei meandri di me. I lineamenti non li ho più, non più sono scolpiti su di un volto che ha perduto il nome. Esso si fa fluido, indefinibile e fuggevole. Non sottostà a definizioni: é tutto, non é. É il nulla che prende forma, il Tutto che sostanza non ha. E le mie labbra non più si dischiudono. Dimentica, io, dell'uso della parola, mi smarrisco nelle mie stesse membra. Precipito nel baratro dell'incertezza, m'incastro nello specchio dei miei occhi fattisi inespressivi. Il bagliore nello sguardo é perduto, fuggito. Non torna. Oramai m'avvinghia e m'annienta l'oscurità solitaria di un tramontato sole che giammai farà ritorno nel suo sfavillar perpetuo. Cede il passo, or dunque, al profilo mesto di un albero nudo: spoglio di certezze ma di terror vestito. Il terrore di veder sola la propria immagine stagliata contro l'infinità del cielo. Un cielo straziato, trafitto, di baglior grondante. Un cielo che un tempo quietava i timori or li radica. E dilacera, e confonde....
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